News

Sfatiamo qualche mito ed equivoco interpretativo sulla certificazione per la parità di genere

La recente emanazione di un quadro normativo articolato sul tema della Parità di genere, gli obiettivi e gli stanziamenti del PNRR in coerenza con gli altri obiettivi previsti dall’Agenda ONU 2030, fanno da cornice al “Sistema di certificazione della parità di genere”, istituito dal Dipartimento delle Pari Opportunità e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con cui si intende accompagnare ed incentivare le imprese ad adottare policy adeguate a ridurre il divario di genere in tutte le aree maggiormente critiche per la crescita professionale delle donne che costituiscono, dati alla mano, il genere meno rappresentato. L’obiettivo, per l’Italia, attraverso la Strategia Nazionale per la Parità di genere, è quello di ottenere, entro il 2026, l’incremento di 5 punti nella classifica rispetto all’indice sull’uguaglianza di genere elaborato dall’EIGE - European Institute for Gender Equality per il 2022, promuovendo piena partecipazione delle donne alla vita economica e sociale. Per questo motivo nasce quindi la UNI Pdr 125, unico riferimento per la Certificazione della parità di genere, che costituisce il primo passo per mettere in atto il cambiamento partendo dalle organizzazioni per arrivare ad un cambiamento culturale nel lungo periodo nella Società.

Qual è lo scopo della certificazione per la Parità di Genere?
Lo scopo reale della certificazione per la Parità di genere è dunque soprattutto di carattere culturale. Consiste nel contribuire a colmare le disuguaglianze di genere avviando un percorso di cambiamento all’interno delle organizzazioni attraverso l’introduzione di policy che consentano pari opportunità di carriera tra uomo e donna ed equità remunerativa, per la gestione della genitorialità e conciliazione vita-lavoro, ecc. Favorire le pari opportunità per raggiungere la parità di genere è dunque necessario per una Società più sostenibile, sempre più orientata ad aspetti etici e di responsabilità sociale. Non dimentichiamo che attraverso il lavoro si può costruire la propria identità ed indipendenza economica. E’ un cambio di mentalità, che parte anzitutto dal dover fare corretta informazione e formazione su cosa siano il sessismo, gli stereotipi, e come ciascuno di noi, a prescindere dal ruolo, può riconoscerli e contrastarli nella quotidianità.

Perché la certificazione per la parità di genere rappresenta un’opportunità per le imprese?
Le imprese possono fare la loro parte in questo cambiamento, mettendo i primi tasselli a partire dal proprio ambito lavorativo, garantendo pari opportunità di genere, equità remunerativa, incentivando la leadership al femminile, ma anche prevenendo atteggiamenti culturali che ostacolano inconsapevolmente il raggiungimento degli obiettivi, attraverso la formazione al personale, per esempio, sul tema delle molestie fisiche e verbali ed attivando un sistema di segnalazione (whistleblowing). La prima e importante sfida va affrontata partendo all’interno dell’organizzazione stessa con un approccio sistemico poiché mette insieme persone, procedure, politiche, strategie e risorse economiche, adattandosi dinamicamente al contesto in cui opera l’Organizzazione. Del resto, ogni cambiamento culturale richiede una visione prospettica nel lungo periodo.

Quali sono i vantaggi nell’immediato per le organizzazioni che decidono di certificarsi?
Innanzitutto possono avere un positivo riflesso reputazionale poiché, oltre ad acquisire valore e benessere, sono identificate come organizzazioni virtuose attente agli aspetti di responsabilità etica e sociale; inoltre possono beneficiare di premialità sotto forma di meccanismi di incentivazione quali sgravi contributivi, punteggio premiale per la concessione di aiuti di Stato, riduzione della garanzia fideiussoria per la partecipazione a gare pubbliche, miglior posizionamento in graduatoria nei bandi di gara (nuovo codice degli appalti).

Novità
Il 6 novembre 2023 è stato pubblicato l’Avviso pubblico per la concessione di contributi alle micro, piccole e medie imprese per servizi di assistenza tecnica e accompagnamento in forma di voucher e per servizi di certificazione della Parità di Genere UNI/PdR 125 come previsto dal PNRR, Missione 5. E’ previsto un test di autovalutazione sul grado di maturità dell’impresa sui temi inerenti alla parità di genere, per verificare che l’azienda abbia i requisiti minimi per presentare la domanda di partecipazione al Bando per la concessione di contributi.
Sul sito https://certificazioneparitadigenere.unioncamere.gov.it/ si possono trovare le informazioni sull’avviso pubblico per le agevolazioni pubblicato il 6 novembre 2023 e sul Sistema di certificazione della parità di genere

Alcune obiezioni mosse dalle aziende….

Noi non possiamo certificarci perché il nostro è un settore maschile e non si trova personale femminile da assumere.. un’impresa di costruzioni o un Istituto di vigilanza che impiegano, per tipologia e caratteristiche delle mansioni svolte, personale in prevalenza maschile, come possono certificarsi PdR UNI 125:2022?
Lo scopo della Pdr 125 è la parità di genere e favorire politiche che possano garantire uguali diritti al genere meno rappresentato, non per forza alle donne; anche se tipicamente è il genere meno rappresentato. L’errore interpretativo principale è quello di pensare che un’azienda per certificarsi UNI Pdr 125 debba necessariamente assumere più donne. Non è questo il principio della norma. L’impiego o le assunzioni di donne non sono l'unico indicatore misurato tra i KPI (Key Performance Indicatori). Storicamente, l’occupazione maschile e femminile varia tra settori produttivi ed è per questo che la UNI Pdr 125 tiene conto di come la disparità di genere sia maggiormente presente in alcuni settori produttivi, richiedendo un confronto basato sui valori medi delle aziende con lo stesso codice Ateco. In questo modo, le Organizzazioni saranno valorizzate rispetto al settore produttivo di riferimento, piuttosto che rispetto alla situazione italiana in generale. Ci sono dunque iniziative che anche con i limiti del comparto, un’impresa può mettere in atto per arrivare a raggiungere l’obiettivo della certificazione.

Quali sono esempi di azioni concrete per le aziende prevalentemente maschili?
- Dimostrare impegno sul tema della parità di genere, ad esempio, nell’attività di recruiting (facendo in modo che le attività di selezione non siano condotte da soli uomini, che le descrizioni della mansione da assumere siano neutre rispetto al genere….)
- Lavorare sul concetto di genitorialità invece che di maternità, sollecitando l’adozione dei permessi relativi e spesso misconosciuti o non utilizzati dagli uomini per motivi culturali. Spesso i criteri di retribuzione risentono di alcuni preconcetti relativi alla maggiore stabilità e sicurezza nel lavoro, riconosciuti agli uomini rispetto alle donne, anche dovuti al concetto di genitorialità attribuito in prevalenza alle donne. Le aziende considerano infatti un costo elevato collegato alla maternità ed asimmetrico rispetto a quello legato alla paternità, oppure non sono presenti meccanismi di informazione finalizzati a incentivare la richiesta del congedo per paternità
- Lavorare su politiche di conciliazione famiglia lavoro che non devono ricadere solo nell’ambito femminile (ad es. permessi speciali per le attività di cura domestiche o familiari)
- coltivare la relazione con le scuole tecniche e professionali per sensibilizzare e preparare le generazioni del futuro (maschi e femmine) alle posizioni richieste nel proprio staff
- Fare comunicazione, all’interno, e non solo all’esterno, e formazione interna continua, sul tema del gender gap (unconscious bias, parità di genere, linguaggio inclusivo, etc)
- promuovere iniziative che impattino sul territorio esterno e non solo internamente (ad es: supporto ai centri o associazioni antiviolenza o di empowerment femminile ecc.)

La mia è una piccola azienda di idraulica, io sono il titolare ed ho una segretaria e 2 operai artigiani. Ho le condizioni per certificare la mia azienda?
La UNI Pdr 125 suddivide le Organizzazioni in quattro fasce dimensionali. Sono previste semplificazioni per le organizzazioni appartenenti alla fascia 1 (micro-organizzazione) e fascia 2 (piccola organizzazione), mentre per le organizzazioni appartenenti alla fascia 3 (media dimensione) e alla fascia 4 (grande organizzazione) sono applicati la totalità degli indicatori. La piccola media-impresa, che tra l’altro beneficia di misure di incentivazione ed accompagnamento alla certificazione, ha anche più facilità nel raggiungere l’obiettivo della certificazione poiché alcuni KPI qualitativi poggiano sulla predisposizione della documentazione. Per esempio: è presente il Piano Strategico per la parità di genere, redatto secondo i requisiti previsti dalla Pdr 125? Se la risposta è sì ed è conforme, il KPI è soddisfatto.

A noi la certificazione non serve perché abbiamo tantissime donne in azienda ed abbiamo già implementato numerose iniziative in azienda a favore delle donne come lo smartworking e il part time.
Bene, tuttavia lo scopo della UNI Pdr 125 è la parità di genere e quindi favorire politiche che possano garantire uguali diritti al genere meno rappresentato, non per forza alle donne; anche se tipicamente risulta dai dati il genere meno rappresentato. Il tema della conciliazione casa-lavoro non è solo al femminile; un percorso di certificazione può aiutare ad integrare anche gli uomini rispetto al tema della genitorialità e dei carichi di cura e domestici.

Leggi l'articolo impaginato su ICMQ Notizie n. 112

indietro

Condividi

ICMQ è organismo di certificazione di terza parte accreditato da Accredia e specializzato nel settore dell’edilizia e delle costruzioni.