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Sostenibilità e ottimizzazione: il Sistema di Gestione BIM per le aziende
Il correttivo del Codice Appalti, approvato in Consiglio dei Ministri, porta da 1 milione a 2 milioni di euro la soglia degli appalti, che, dal 1° gennaio 2025, saranno soggetti a obbligo BIM.
Adottare un sistema BIM sarà quindi obbligatorio per la progettazione e realizzazione di lavori di nuova costruzione e per gli interventi su costruzioni esistenti con una stima parametrica del valore del progetto di importo superiore a 2 milioni di euro.
Da evidenziare il cambio di metodo per determinare tale soglia, che secondo il correttivo sarà la stima parametrica del valore del progetto, mentre nel Codice Appalti vigente è l’importo a base di gara.
Questo “allentamento” del correttivo, legato al fatto che le Amministrazioni non sono pronte, non si contrappone alla notevole crescita del BIM in questi ultimi anni, con una richiesta sempre maggiore di certificazione delle competenze degli esperti BIM e da parte delle imprese per la certificazione del sistema.
Il BIM, infatti, rappresenta un passo fondamentale per la digitalizzazione del settore delle costruzioni, consentendo un aumento dell’efficienza, dell’interoperabilità tra i soggetti della filiera coinvolti nel processo e della sostenibilità.
Nel quinto webinar “ITINERARI SOSTENIBILI”, pubblicato sul canale ICMQ, con la partecipazione di Elena Benzoni, Elisa Spallarossa ed Elisa Coletta, abbiamo parlato di BIM e di alcuni falsi miti.
IL BIM È 3D?
Ancora oggi il BIM viene associato al solo fatto di lavorare in 3D, ovvero una rappresentazione digitale parametrica che rende utile la condivisione delle informazioni con gli stakeholder, ma è molto di più: serve a implementare una serie di procedure standardizzate in modo che i processi possano essere di supporto all’utilizzo delle tecnologie, implementando un sistema che sia automatizzato, con una concezione ingegneristica alla base. Il BIM, quindi, non è solo una rappresentazione tridimensionale.
È UN SOFTWARE SPECIFICO?
Lavorare in BIM (Building Information Modeling) non significa usare un software specifico, ma andare oltre, per esempio adottando un metodo di lavoro basato sulla creazione, gestione e condivisione di modelli digitali tridimensionali e dei dati associati lungo tutto il ciclo di vita di un edificio o di un'infrastruttura, con un insieme di tecnologie che devono essere organizzate in maniera strutturata ed efficiente.
QUALI SONO I REQUISITI MINIMI DELLA ACDat?
L’ACDat è un ambiente che accoglie modelli, documenti e dati, consentendo la collaborazione del gruppo di lavoro e l’interrogazione del dato secondo specifiche regole, come ad esempio riconoscere la responsabilità dell’utente rispetto all’organigramma, potendo prevedere accessi differenziati rispetto al ruolo svolto all’interno del progetto.
Bisogna quindi pensare alla ACDat come a un supporto alla collaborazione all’interno dell’organizzazione, che partendo prima da un’analisi e dei propri processi, permette di scegliere la soluzione tecnologica più adatta alla propria esigenza.
Differenza tra certificarsi BIM e certificare l’attività all’interno del certificato ISO 9001
È doveroso specificare che l’organizzazione in possesso di certificato ISO 9001, in cui potrebbe essere indicato l’utilizzo del BIM, dimostra che i processi aziendali hanno una strutturazione tale da garantire la soddisfazione del cliente finale, qualunque servizio o prodotto l’azienda offra, non entrando quindi nel merito dell’efficacia e della corretta applicazione della metodologia BIM. Mentre la certificazione SG BIM secondo la UNI/PdR 74:2019 prevede che l’organizzazione fornisca evidenze specifiche su come abbia implementato il metodo BIM, mostrando le risorse, infrastrutture software/hardware e processi specifici applicati su commessa. Il possesso di questi requisiti ulteriori, rispetto a quelli previsti dalla ISO 9001, garantisce che l’applicazione della metodologia BIM in azienda sia stata definita sulla base di un’analisi di contesto per garantire la soddisfazione delle aspettative di tutte le parti interessate e che è in grado di comprendere le esigenze del cliente e di interagire efficacemente con tutti i componenti del team di progettazione e, eventualmente, con l’impresa di costruzione che realizzerà l’opera.
Insomma, una vera differenza nella sostanza!