La certificazione dei fattori di conversione degli impianti di teleriscaldamento
Al momento di scegliere lo spazio in cui insediare la propria attività professionale (ufficio o stabilimento) o la propria casa di residenza, si prendono in considerazione molti elementi ma raramente tra questi compare l’efficienza energetica dell’edificio nel quale andremo a lavorare o a vivere. Quando si sceglie un’auto ci si chiede: quanto consuma? Non altrettanto si fa quando si sceglie un edificio: eppure, durante il proprio ciclo di vita, un edificio consuma molto più di un’auto.
Il calcolo dell’efficienza energetica di un intero edificio è un’operazione molto complessa che difficilmente può essere svolta in maniera corretta solo per pochi euro, come sfortunatamente spesso accade. Se poi l’edificio è connesso a una rete di teleriscaldamento entrano in gioco anche i fattori di conversione che devono essere forniti dal gestore della rete stessa.
L’intervento della Regione Lombardia
Su questo tema, particolarmente sensibile, in quanto si tratta di fattori che incidono direttamente nel calcolo della prestazione energetica e quindi sull’assegnazione della classe, la Regione Lombardia ha disposto che i valori dichiarati dal gestore debbano essere certificati da un organismo indipendente. Il requisito è contenuto nel Dgr n. 6480 del 30/07/2015 che al paragrafo 6.3 dice: “I gestori degli impianti di teleriscaldamento e teleraffrescamento si dotano di certificazione atta a comprovare i fattori di conversione in energia primaria rinnovabile, non rinnovabile e in energia primaria totale dell’energia termica fornita al punto di consegna dell’edificio”.
Questa certificazione rientra tra i servizi offerti da ICMQ nell’ambito delle attività di ispezione; le norme di riferimento per il calcolo dei fattori di conversione e per la certificazione sono le Uni En 15316 parti 4, 5, 6 e 8, tutte recentemente aggiornate (febbraio e giugno 2018).
L’importanza della certificazione
L’attività si svolge attraverso un esame della relazione di calcolo predisposta dal gestore e della documentazione di progetto (schemi idraulici ed elettrici e altro). Al fine di verificare la rispondenza tra lo stato di fatto e quanto descritto dal progetto, viene eseguito poi anche un sopralluogo presso l’impianto da certificare. Se il gestore sceglie di utilizzare il “metodo semplificato” non è necessario reperire le caratteristiche tecniche di tutti gli apparati presenti (caldaie, pompe ecc…) in quanto l’intero impianto viene visto come una “scatola nera” della quale è sufficiente conoscere gli elementi (energia) in ingresso e in uscita. Al termine dell’attività sarà poi rilasciato un certificato di ispezione che riporterà la sintesi dell’attività svolta e i dati verificati.
Indipendentemente dall’obbligo di legge, la presenza di una certificazione di questo tipo può accrescere la credibilità del gestore, non tanto nei confronti dei potenziali utenti, che difficilmente hanno la conoscenze tecniche necessarie a comprendere l’importanza del tema, ma nei confronti di tecnici che possono consigliare ai propri clienti di allacciarsi alla rete di teleriscaldamento dismettendo la caldaia tradizionale.