Envision Conference, 7 maggio a Milano
Si è tenuta martedì 7 maggio a Milano, la conferenza promossa da Civiltà di cantiere, ICMQ e Stantec, con Anthony Kane dell’Institute for Sustainable Infrastructure di Washington e i principali player italiani del settore delle infrastrutture e dell’energia.
Come è emerso a fine 2018 in occasione del Global Infrastructure Forum la sfida dello sviluppo infrastrutturale a livello globale rappresenta la condizione necessaria per poter sconfiggere la povertà entro il 2030. Infatti, almeno 663 milioni di persone nel mondo non hanno accesso a risorse idriche sicure, mentre 1,2 miliardi di persone vive senza elettricità e più di un terzo della popolazione rurale non è servita da collegamenti con aree urbane.
E il McKinsey Global Institute (MGI) ha stimato che gli investimenti a livello globale necessari per mantenere ii livelli di crescita economica attesi al 2030 (Infrastructure gap) dovrebbero essere pari a circa il 3,8 per cento del PIL.
Per conseguire questi obiettivi è fondamentale disporre di strumenti in grado di misurare oggettivamente gli impatti sull’ambiente relativamente al processo di progettazione e realizzazione di un’infrastruttura. A questa esigenza risponde il protocollo Envision, ideato negli USA e proposto nel nostro Paese da ICMQ – Organismo di Certificazione specializzato nel settore delle costruzioni – e da Stantec, leader nella consulenza e progettazione ingegneristica e architetturale.
Italia pioniera in Europa
Ad aprire la conferenza è stato Alfredo Martini, direttore di Civiltà di Cantiere, che ha analizzato il contesto internazionale e i nuovi paradigmi che impongono un nuovo approccio nella pianificazione, progettazione e costruzione di un’infrastruttura. Nella sua relazione ha citato alcuni dati emblematici: “se tutte le città del mondo con oltre 750mila abitanti facessero investimenti sufficienti per aderire agli standard più elevati in termini di trasporto metropolitano, il beneficio economico che ne trarrebbero sarebbe pari a 800 miliardi di dollari all’anno.” Durante l’intervento sono stati evidenziati i principali gap esistenti nel nostro Paese “Cala l’efficienza delle reti idriche: nel 2015: 58,6% mentre nel 2012 era del 62,6%, così come si riduce il contributo delle fonti rinnovabili ai consumi di energia elettrica: nel 2017era del 31,1% mentre nel 2015 era del 33,1%”.
A raccontare il protocollo Envision è arrivato dagli USA Antony Kane il nuovo presidente di ISI, l’Institute for Sustainable Infrastructure Washington, ideatore insieme all’Università di Harward del protocollo internazionale.
“Con la creazione di Envision si è cercato di dare una risposta al bisogno dei governi locali americani di disporre di un protocollo di riferimento in grado di favorire un percorso condiviso verso una sempre maggiore sostenibilità di un’infrastruttura – ha esordito il Presidente. Prima di Envision, infatti, non esisteva un’unica definizione e un linguaggio comune di sostenibilità. Con Envision si è voluto fornire una guida per assicurare continuamente dei criteri di valutazione del livello di sostenibilità presente in un progetto, nella realizzazione e nella gestione, comprensiva della manutenzione, di un’opera infrastrutturale. L’intento di Envision non è propriamente quello di fornire una certificazione, piuttosto un’autovalutazione del progetto che permette di verificare quali approcci sostenibili vengono presi in considerazione. Envision, infatti, è un “sistema aperto”, il che vuol dire che chiunque può accedere al protocollo ed utilizzarlo.”
Lorenzo Orsenigo, direttore generale di ICMQ, si è soffermato sul valore di Envision per le comunità locali: “Il progetto di un’infrastruttura deve innanzitutto tener conto degli obiettivi primari della comunità, definendo quali e quanti benefici a lungo termine ne possono realmente scaturire, migliorando, al contempo, la vivibilità della collettività. Deve inoltre valutare e integrare i bisogni, gli obiettivi e i valori della comunità, deve essere in grado, cioè, di valorizzare quei caratteri che la rendono unica ed esclusiva. L’analisi però della sostenibilità di un’infrastruttura non deve essere lasciata al caso, ma deve essere svolta con una metodologia che ne prenda in considerazione tutti gli aspetti e produca una valutazione oggettiva dei suoi impatti”.
A proposito della diffusione del Protocollo Envision in Italia, che con la certificazione di un tratto della ferrovia Napoli – Bari risulta il primo Paese europeo ad avere una certificazione di questo tipo è intervenuta anche Giulia Costagli, Responsabile Centro Studi e Progetti innovativi di Rete Ferroviaria Italiana. Per lei: “La certificazione ENVISION per il tratto Frasso Telesino–San Lorenzo Maggiore – la prima al mondo per una linea ferroviaria estesa, ottenuta con il massimo livello raggiungibile, il Platinum – è la conferma dell’attenzione e dell’impegno di Rete Ferroviaria Italiana per la sostenibilità, un valore imprescindibile che indirizza le strategie e lo sviluppo delle attività dell’azienda. Il lavoro di squadra condotto in sinergia fra RFI e Regione Campania ha permesso di affinare alcuni aspetti della progettazione, orientandola ad essere sempre di più “rispettosa” dell’ambiente e del territorio. RFI cercherà di applicare il protocollo Envision anche su altri progetti con l’obiettivo di arricchire la valenza trasportistica dei propri interventi anche con un maggior valore per le comunità, attraverso il risparmio e l’uso efficiente delle risorse naturali del territorio attraversato”.
Per il Prof. Giuseppe Marotta dell’ Università degli Studi del Sannio: “L’infrastruttura ferroviaria dell’alta velocità Napoli-Bari è il risultato di un importante processo di rete istituzionale che ha posto al centro della metodologia la concertazione e la partecipazione di tutti gli attori locali riuniti attorno a due Tavoli progettuali attivati dalla Regione Campania: un “Tavolo Istituzionale”, cabina di regia delle Conferenze di Servizi che hanno coinvolto tutti i comuni dell’area attraversata dalla linea, ed un “Tavolo Alta Velocità” nel quale le 7 Università campane – con l’Università del Sannio nel ruolo di soggetto capofila – sono state chiamate a fornire supporto scientifico nella valutazione dell’impatto socio-economico-demografico e ambientale dell’infrastruttura”.
L’intervento di Stefano Susani di NET Group ha messo in luce alcuni aspetti tecnici del protocollo Envision seguendo un framework analitico strutturato per progettare la sostenibilità urbana che si concentra sui servizi e le prestazioni dei sistemi infrastrutturali. “Siamo stati pionieri in Europa nell’uso di Envision®, il protocollo di certificazione per le infrastrutture sostenibili. Ora lo stiamo facendo diventare l’ossatura portante del nostro modo di progettare l’infrastruttura, e quindi l’ambiente costruito. La concentrazione di persone e dei processi economici che definisce la condizione urbana presuppone un flusso continuo e affidabile di risorse. Riteniamo che la pianificazione urbana e lo sviluppo delle infrastrutture siano saldamente intrecciati. La pianificazione determina gli utenti finali e quindi la domanda di servizi e risorse a cui l’infrastruttura deve rispondere. D’altra parte, i requisiti di spazio e la distribuzione delle infrastrutture e delle reti influenzano la configurazione delle aree urbane e la morfologia del tessuto urbano”.
Per Riccardo Dutto, Responsabile Industry Infrastructure & Real Estate – Divisione Corporate and Investment Banking di Intesa Sanpaolo “definire un investimento infrastrutturale ‘sostenibile’ è un processo complesso e soggettivo. Intesa Sanpaolo, che nel piano d’impresa 2018-2021 ha deciso di diventare la prima Impact Bank al mondo, lanciando diverse iniziative a supporto della circular economy tra cui la partnership con la Ellen MacArthur Foundation e un plafond da 5 miliardi di euro per le imprese che adottano questo modello, ha accettato questa sfida e ha deciso di affrontare il tema della sostenibilità a 360 gradi. Per il regolatore invece il quadro è più complesso visto che si trova a dover gestire le infrastrutture attuali, la loro ottimizzazione, la coerenza e stabilità delle regole in vigore e l’introduzione di innovazioni tecnologiche radicali. A questo si aggiungono infine gli utenti sempre più connessi e interessati a soluzioni nuove. Mai come ora c’è bisogno quindi di architetti delle infrastrutture del futuro in modo da gestire al meglio la transizione del modello attuale verso questo nuovo modello. Come banca siamo in prima linea per offrire il nostro contributo al Paese e alle sue imprese.”
La prima Envision Conference è stata l’occasione anche per conoscere alcuni dei principali progetti nei quali si utilizza il protocollo internazionale come strumento di valutazione e di validazione della sostenibilità nel settore della produzione e della gestione dell’energia. e2i, leader in Italia del settore eolico, ha deciso di puntare su Envision per implementare il proprio quadro di sviluppo valorizzando il territorio. Alberto Musso, Chief Operating Officer di e2i ha illustrato i primi risultati ottenuti dal preliminary assessment, rispetto ai requisiti del Protocollo Envision, su due impianti eolici appena entrati in esercizio in Basilicata e Sicilia. “Punto di forza del protocollo è quello di cercare di rappresentare nel modo più oggettivo possibile la performance di sostenibilità delle infrastrutture. Questa attività di misurare con i vari crediti i livelli di sostenibilità ha evidenziato differenze ed elementi positivi delle due diverse tipologie di progetto analizzate. Questi confronti saranno spunto di valutazione ed analisi anche per progetti futuri. Infatti, l’impostazione del protocollo, che considera l’intero ciclo di vita dell’infrastruttura, permette di individuare fin dalle prime fasi di autorizzazione e di progettazione le strategie per migliorare il grado di sostenibilità della stessa e conseguentemente, l’accettazione da parte del territorio.”
Adel Motawi, Responsabile autorizzazioni e concertazione di Terna SpA, ha illustrato i progetti previsti per i prossimi anni in tema di sostenibilità: “Terna ha colto l’opportunità di adottare il protocollo Envision per attestare e valorizzare la sostenibilità dei propri progetti. Sono stati qualificati come Envision SP (Envision Sustainability Professional) diversi dipendenti ed è stato istituito un team di lavoro in Terna che attualmente sta redigendo le linee guida per l’applicazione del protocollo Envision alle infrastrutture di trasmissione di energia elettrica.”.
A chiudere la Conferenza una riflessione sul futuro attraverso le parole dei promotori di Envision in Italia: Lorenzo Orsenigo di ICMQ e Emanuela Sturniolo, amministratore delegato di Stantec. Afferma Emanuela Sturniolo: “Il futuro del protocollo è già arrivato. Tanti sono i soggetti che in Italia lo sostengono e molti coloro che lo hanno già scelto. Stantec è tra le società che per prime hanno creduto in Envision, diffondendolo in Nord America ed oggi, grazie alla partnership con ICMQ anche in Italia e in Europa. Ci sono delle trasformazioni in atto, nel mondo, che ci costringono a ripensare il modo in cui concepiamo e costruiamo le infrastrutture. Il futuro del nostro pianeta avrà come scenario principale le città. Se nel 2016 era il 54,5% della popolazione mondiale a vivere nelle città, nel 2030 si arriverà al 60%. Una persona ogni tre vivrà in una città con almeno mezzo milione di abitanti. A ciò si aggiungono altre variabili come i cambiamenti climatici, la rivoluzione digitale…Il protocollo Envision, in questo scenario, si pone come alleato fondamentale per rispondere adeguatamente alle esigenze delle città di domani.”