Intervista a Stefano Susani, Amministratore delegato Gruppo Net Engineering
Pubblichiamo l'intervista rilasciata da Stefano Susani Amministratore delegato Gruppo Net Engineering
In quale settore opera Net Engineering e quali sono le attività che richiedono una specifica qualifica?
Siamo una società internazionale di ingegneria e consulenza; siamo circa 400 fra ingegneri, architetti e scienziati con una prevalenza di italiani e tedeschi ed una distribuzione geografica di più di venti uffici in cinque nazioni. Concepiamo e progettiamo infrastrutture lineari e di rete nel campo della mobilità, delle acque e dello sviluppo urbano. Se, da un punto di vista più valoriale, le nostre infrastrutture devono essere sostenibili (siamo fra coloro che impiegano il protocollo Envision per garantire, e misurare, il grado di sostenibilità desiderato di una infrastruttura), dall’altro è altrettanto rilevante per noi che esse siano anche utili e del giusto costo. Ottenere questi obbiettivi richiede sia la padronanza delle competenze ingegneristiche, sia quella dei processi di progettazione, pianificazione e implementazione. Il project e il program management (PM) sono uno strumento indispensabile per la conduzione a buon fine di progetti complessi in contesti organizzativi fortemente strutturati. Sono ormai più di 20 anni che applichiamo le metodologie del PM alle nostre attività, al punto che spesso veniamo chiamati a supporto delle strutture di planning o di quantity survey da parte di clienti e costruttori che vogliono garantirsi un risultato certo a valle della realizzazione di un progetto. Nel corso degli ultimi anni il volto della disciplina del PM è molto cambiato, sono diventati sempre più rilevanti gli aspetti connessi alla complessità e alla resilienza delle organizzazioni e dei progetti stessi. Pensare resiliente significa identificare la fase in cui il sistema (il proprio progetto, la propria organizzazione, il proprio team) si trova rispetto alle sue relazioni dimensionali di scala temporale e spaziale e saperne intuire le connessioni interne ed esterne. Significa focalizzarsi su come il sistema cambierà e reagirà al disturbo. Se la resilienza è la capacità del sistema di assorbire il disturbo senza dar luogo a un cambiamento di regime (adattarsi senza trasformarsi), la sostenibilità è di fatto la conoscenza della natura e della posizione delle soglie di transizione e la capacità di gestire il sistema in relazione ad esse. Si tratta di imparare a incanalare i flussi che ci interessano nelle infrastrutture che ci sono necessarie. In questo senso, la gestione della complessità è fortemente supportata da un altro trend che abbiamo visto svilupparsi negli ultimi anni, ovvero l’impiego dei sistemi BIM nel mondo della concezione e progettazione di infrastrutture. In questo caso non si tratta solo dell’adozione di un software o dell’impiego di un hardware. C’è in gioco la gestione di tutte le informazioni (o più semplicemente dei dati) che il progetto porta con sè durante tutto il proprio life-cycle. La sfida del BIM è in realtà la sfida della costruzione di una strategia di gestione delle informazioni basata sulla realtà virtuale (per le opere nuove) o sulla realtà aumentata (per gli interventi su infrastrutture esistenti). Da un certo punto della vita dell’opera in poi, la conoscenza delle esigenze di facility management passa tutta dal modello BIM che funge da server digitale, aperto alla interoperabilità per tutti gli stakeholders. In questo contesto, la possibilità di ‘certificare’ le professionalità della filiera del project management e di quella dell’information management diventa essenziale sia a livello nazionale che internazionale, per marcare la serietà di approccio rispetto a questi temi e, perché no, una differenza rispetto ai competitor. Riconoscendo in ICMQ un partner essenziale per la certificazione dei nostri sistemi di gestione (Iso 9000, Iso14000, Ohsas18000, Uni 11637) abbiamo volentieri colto l’occasione di crescere il numero di colleghi certificati come PM, BIM manager, BIM coordinator e BIM specialist. Con la stessa filosofia abbiamo affrontato il mondo del protocollo Envision, certificando nell’ambito di tutto il gruppo diversi specialisti Envision SP.
Sempre più appalti pubblici richiedono la qualifica delle competenze nell’ambito del project management e del BIM; come la Vostra azienda ha risposto a questa esigenza?
Si, è vero: abbiamo visto crescere il numero di appalti pubblici ‘interessati’ da questi temi. Ma è vero anche che, complessivamente, il numero di appalti che valorizzano la componente BIM e PM è ancora troppo basso, anche in un mercato di dimensioni limitate come quello italiano. Abbiamo scelto la via di una forte digitalizzazione dei nostri processi e delle nostre competenze per rispondere a stimoli che ci vengono da clienti internazionali, e in particolare europei. Oppure, e questo accade sempre più spesso, sono i clienti privati (investitori, assicurazioni, banche) che ci chiedono (o impongono) una delivery digitale. Lo stesso vale per il PM. Solo di recente, e anche grazie all’impulso dato da qualche dettato normativo, la professionalità del PM in ambito pubblico viene riconosciuta. Anche in questo caso, abbiamo abbracciato il PM seguendo clienti illuminati o anche solo l’esigenza del nostro gruppo di strutturare in maniera trasparente e forte la gestione di commessa. La nostra risposta è stata la formazione sistematica del nostro personale, e, appena ciò si è respo possibile, la certificazione indipendente dei livelli di formazione raggiunti. Possiamo già contare diversi contesti in cui la certificazione dei nostri PM ha fatto la differenza nel successo commerciale ottenuto.
Quali vantaggi offre il fatto di avere in organico dei Project Manager certificati?
I vantaggi sono, evidentemente, commerciali, nel momento in cui la normativa riconosce e valorizza con degli specifici crediti, la certificazione dei PM e il numero di PM certificati presenti nel team o in azienda. Ma sono anche vantaggi organizzativi e di gratificazione delle risorse aziendali. Il riconoscimento di una competenza è un valore aggiunto nella gestione del personale: consente percorsi di carriera più delineati e una maggiore visibilità nell’ambito dei team di lavoro. Questo vale anche per le professionalità BIM, dove l’inflazione di autocertificazione di capacità tecniche in merito ha veramente reso difficile distinguere chi ha una esperienza seria, ed effettiva, nell’ambito dell’information management.
La certificazione delle professionalità porta con sé un elemento di grande positività anche dal punto di vista della organizzazione aziendale e della definizione delle mansioni o delle job expectations. Il framework di processo che i criteri di certificazione delineano, fa molta chiarezza in merito ai ‘limiti di batteria’ delle competenze, degli skill e delle responsabilità delle diverse figure professionali. Questo aspetto non va per nulla sottovalutato. Di fatto la certificazione formalizza l’adozione di una determinata qualificazione professionale ed i suo inserimento nella realtà organizzativa aziendale. E’ un elemento che fa spesso molta chiarezza. Per noi che abbiamo pienamente abbracciato la logica dei sistemi di gestione ISO, questo aspetto rappresenta un completamento che mette a sistema le procedure aziendali con la formazione delle professionalità e delle funzioni aziendali.