Intervista a Giuseppe Marchese, Amministratore Delegato Calcestruzzi spa
Lo scorso 8 maggio è stato rilasciato da ICMQ il certificato CSC (Concrete Sustainability Council per i calcestruzzi premiscelati prodotti con metodo industrializzato realizzati nell’impianto di betonaggio di via Chiaravagna a Genova di Calcestruzzi S.p.A.
Calcestruzzi SpA ha appena ottenuto la certificazione del suo impianto di produzione di Genova Chiaravagna con il Rating Silver. Cosa rappresenta per voi questo riconoscimento e come mai avete deciso di richiedere la certificazione?
La certificazione CSC (Responsible Sourcing Certificate for concrete and its supply chain) rappresenta per Calcestruzzi un ulteriore passo avanti in un percorso che trae origine dai principi di HeidelbergCement Group riportati nel Sustainability Commitments 2030, e costituisce un pilastro della nostra strategia aziendale di Sostenibilità. Questa certificazione segue di solo un mese quella conseguita per lo stabilimento Italcementi di Calusco d’Adda e quella di un altro impianto di calcestruzzo a Peschiera Borromeo (MI). È una vision globale di tutta la filiera di attività di produzione di cemento e calcestruzzo che ha permesso di valorizzare le aree di forza dei processi aziendali e di intervenire sulle aree di miglioramento. Mi sembra importante evidenziare che, in questo specifico caso, stiamo parlando di una filiera - quella che va dalla cementeria di Calusco fino all’impianto di di Chiaravagna – impegnata nella fornitura del nuovo Ponte di Genova.
Il valore di questa certificazione e le garanzie che ne conseguono la rendono un’azione premiante per quanto riguarda i bandi di gara. Questo tipo di certificazione potrebbe aiutare ad innescare un percorso virtuoso di adesione da parte del mercato?
Il protocollo CSC prevede un riconoscimento tanto più importante, quanto maggiore è il coinvolgimento di tutta la “supply chain” sia per quanto riguarda le materie prime (cemento e aggregati), sia per quanto riguarda i servizi (es. trasporti): tutti questi sforzi devono essere riconosciuti come pre-requisito di partecipazione alle opere pubbliche e potrebbero indurre tutti gli attori ad elevare i propri standard produttivi e gestionali.
Questo risultato si aggiunge a quelli già ottenuti da Italcementi e Calcestruzzi sul fronte della sostenibilità, come ad esempio la nuova gamma dei calcestruzzi green Eco.build in grado di soddisfare le richieste del Green Procurement, la disponibilità dell'EPD (la Dichiarazione Ambientale di Prodotto) per i diversi tipi di cemento e calcestruzzo, il calcestruzzo drenante i.idro DRAIN che rispetta il ciclo naturale dell’acqua e il cemento “mangiasmog” che contribuisce a migliorare la qualità dell’aria.
L’impianto che ha ottenuto la certificazione CSC, quello di Genova Chiaravagna, è lo stesso che è stato scelto per la fornitura del calcestruzzo necessario alla realizzazione del nuovo ponte di Genova. Questo significa che la sostenibilità sta diventando sempre più un requisito fondamentale per ciò che riguarda le opere pubbliche?
La Sostenibilità, intesa in tutte le sue accezioni sociali, ambientali ed economiche, è ormai un requisito imprescindibile per la realizzazione di opere pubbliche sicure e durabili: non è sufficiente garantire la qualità dei prodotti da un punto di vista tecnologico, ma devono essere valutati e mitigati gli impatti ambientali e sociali delle proprie attività. Una grande opera è tale perché coniuga l’alto livello tecnologico all’utilità per la collettività e al rispetto per l’ambiente e per le comunità locali.
Il nuovo ponte al posto del Morandi è diventato uno dei simboli dell’Italia che si riscatta e dimostra di sapere costruire bene, rapidamente e in sicurezza. In questo scenario nel quale si punta molto sulle grandi infrastrutture, quanto contano la qualità dei fornitori e la trasparenza?
La qualità, la trasparenza e le competenze sono requisiti fondamentali per garantire opere sicure e rispettose della legalità. Ritengo importante aggiungere che questi concetti sono poi stati fatti propri e interpretati dalle persone, dai colleghi di Italcementi e di Calcestruzzi che hanno lavorato con estrema professionalità, soprattutto in un periodo critico come quello che stiamo attraversando. Oggi si parla molto del “modello Genova”, come paradigma di riferimento per le grandi opere. Al netto della discussione a livello politico, sicuramente è necessaria una semplificazione amministrativa e una velocizzazione dei processi burocratici nel rispetto della legalità. Le statistiche dicono che ci vogliono 4 anni e mezzo per completare una grande opera con punte di 14 anni! Sono tempi decisamente troppo lunghi. Per rispettare le scadenze, comunque, è stato necessario creare un rapporto di partnership con l’impresa che solo aziende strutturate e con un livello di competenze all’avanguardia possono garantire. Calcestruzzi, ad esempio, per assicurare che con qualsiasi temperatura e condizione atmosferica le pile del nuovo Ponte salissero con sempre la stessa velocità ha messo in campo risorse e strumenti e know how che non tutte le aziende posseggono.
Certificare un prodotto in modo volontario significa investire. Quali vantaggi vi aspettate a livello di marketing e di immagine?
I ritorni di marketing e di immagine che ci aspettiamo sono di rafforzamento della nostra leadership nei confronti di tutta la filiera, già riconosciuta dal mercato, non solo sulla qualità dei prodotti ma anche in termini di sostenibilità e di attenzione alla sicurezza. Nei giorni scorsi abbiamo avviato una campagna di comunicazione sulla stampa e sui nostri canali social che, con l’account @italcementi su Facebook, Instagram, Linkedin e Twitter raggiungono complessivamente circa 100.000 potenziali lettori.