Intervista all’arch. Fabrizio Bonatti, computational designer e co-fondatore di SUMs architects
Pubblichiamo l’intervista rilasciata da uno dei primi CDE Manager certificati da ICMQ in conformità alla norma UNI 11337-7 e alla prassi di riferimento Uni/PdR 78: 2020.
Questi primi certificati fanno parte di un progetto pilota gestito dall’arch. Gaia Romeo, tramite il portale www.certificazionebim.com, e titolare del centro esame Isegno Srl, organismo di valutazione qualificato da ICMQ SpA. “La difficoltà principale era legata alla disponibilità del dataset per la verifica delle competenze nella gestione dell’ACdat.” – spiega l’arch. Romeo – “Infatti, il modo più verosimile per verificare le competenze sarebbe stato quello di svolgere un esercizio su una piattaforma reale, con i relativi problemi inerenti la scelta del tipo e della relativa licenza d'uso. In questo caso, si sarebbe infatti dovuto mettere a disposizione un intero progetto complesso in grado di contenere una grande mole di dati da gestire. Per superare l’impasse, si è scelto dunque di utilizzare un caso di studio formulato con testo e diagrammi di flusso, per spiegare come impostare il flusso delle informazioni tra i vari progettisti, e come settare l’Acdat (regole, autorizzazioni agli accessi etc..) ed altre attività tipiche del ruolo secondo i requisiti della UNI 11337-7”.
Che cosa è il CDE Manager?
Prima di rispondere ci vuole una premessa su cosa è il CDE, acronimo di Common Data Environment (in Italia viene definito ACDat dalla normativa UNI 11337). È sì un ambiente di condivisione dei dati ma se si vuole ottimizzare davvero i processi non può essere solo questo. Per condividere dei dati può bastare un sito ftp o una semplice piattaforma in cloud, ma un sito ftp non è un CDE e non tutte le piattaforme in cloud possono essere considerati dei veri e propri CDE.
Questo Ambiente di condivisione dati dovrebbe soddisfare l’obiettivo di ottenere dei migliori risultati di efficienza attraverso la collaborazione, passando dalle fasi di progettazione all’intero ciclo di vita di una costruzione. Parliamo di efficienza dei processi, dei controlli, della gestione, ecc.
Collaborazione significa anche sottoscrivere delle regole comuni e delle responsabilità chiare ad ogni singolo attore coinvolto nel processo. Definire ad esempio chi può caricare un dato, a chi può essere divulgato, chi deve controllarlo e quando può essere ritenuto valido e approvato. Nella miriade di informazioni che devono essere scambiate all’interno di un processo BIM diventa necessaria una figura che gestisca questo flusso di dati all’interno dell’ambiente di condivisone. Questo compito è affiato appunto al CDE Manager. Il CDE Manager non è colui che da solo stabilisce le regole all’interno del CDE ma contribuisce alla loro redazione; è il referente per il settaggio e l’impostazione delle aree di lavoro e per la creazione degli accessi e dei permessi alle cartelle; è responsabile per la risoluzione delle problematiche tecniche; controlla la relazione tra i modelli e i dati presenti sulla piattaforma nonché l’interoperabilità del processo di scambio delle informazioni; garantisce la correttezza del flusso informativo (sia come work-flow, sia come tempistiche); applica tecniche di protezione dei dati e di data Analytics. E’ quindi una figura che deve avere conoscenze in vari ambiti: BIM; informatica; project management; processi e sistemi di gestione qualità; cyber-security; aspetti contrattuali e legali come ad esempio quelli legati al diritto di licenza d’uso e alla proprietà intellettuale del dato. Ciò non significa che deve saper fare necessariamente in autonomia tutte queste cose ma deve averne una conoscenza abbastanza approfondita per dare istruzioni e interfacciarsi con chi eventualmente se ne occupa (un BIM Manager, una software house che possa personalizzare la piattaforma, un consulente informatico, un consulente legale, ecc.)
Qual è l’importanza di un CDE Manager in un’azienda che applica il BIM?
Il CDE può naturalmente esistere anche in ambito non BIM, ma è dove i dati e le informazioni sono maggiori come nel caso del BIM che diventa necessario dotarsi di strumenti di controllo più avanzati e di figure più specializzate. La normativa poi impone l’utilizzo del CDE (o ACDat) per le commesse gestite in BIM. Naturalmente chi non ha a disposizione una figura di questo tipo, dovrà comunque lavorare ed utilizzare un CDE del committente o dell’impresa o del consulente senza una piena consapevolezza di ciò che comporta all’interno dei propri processi aziendali. Se il CDE diventa imposto è facile poi che ad ogni progetto si debba usare un CDE diverso e delle regole diverse ripartendo un po’ sempre da zero. Inoltre ad oggi non tutti i committenti sono dotati di CDE e ci può essere una richiesta di fornitura di un servizio di questo tipo affidata direttamente al progettista o all’impresa di costruzioni. Quando poi si condivide una mole di dati così alta bisogna necessariamente tenere sotto controllo la sicurezza e la corretta divulgazione del dato per non incorrere in problemi legati al non rispetto del diritto d’autore o del diritto di licenza d’uso.
Quali sono le relazioni tra il CDE Manager e le altre figure professionali coinvolte nel BIM?
Con il BIM Manager deve lavorare a stretto contatto per definire gli aspetti contrattuali legati al flusso informativo e all’ACDat. Deve definire insieme al BIM Manager e ai BIM Coordinator la struttura delle cartelle e delle aree di lavoro, oltre ai permessi specifici da dare ai diversi BIM Specialist dei quali dovranno essere evidenziate le diverse aree di competenza. Fornisce naturalmente le istruzioni di utilizzo dell’ambiente di condivisone ed è il referente unico al quale le altre figure devono rivolgersi per quanto riguarda gli aspetti tecnici legati al CDE. Dovrebbe poi monitorare le modalità e le tempistiche con le quali tutti gli attori aggiornano i dati nel rispetto del cronoprogramma concordato. Segnala al BIM Manager eventuali non conformità (in termini di flusso dati) ridefinendo insieme a quest’ultimo le azioni correttive e le modalità tecniche per attuarle.
Che strumenti di lavoro utilizza il CDE Manager?
Naturalmente l’obiettivo del CDE Manager è quello di automatizzare il più possibile le attività, i controlli, le segnalazioni. Per questo motivo non potrà accontentarsi di un semplice contenitore di file. Per citare solo alcune delle esigenze che potrebbero essere richieste per un CDE: essere in grado di inviare automaticamente messaggi di notifica di download o upload; avere dei sistemi automatici di backup con la possibilità di tracciare facilmente lo storico delle revisioni; essere accessibile a tutti gli attori del processo secondo regole prestabilite; poter essere interrogato sulla paternità e sul numero di versione di un dato; possibilità di commentare un dato; riuscire ad individuare automaticamente un dato duplicato; avere una funzione di messaggistica o poter interagire con i sistemi di posta elettronica; avere una funzione di confronto tra diverse versioni di uno stesso dato; interazione diretta con dispositivi utilizzati in cantiere per aggiornare dati in corso d’opera. L’elenco delle esigenze può tendere all’infinito soprattutto quando poi cominciamo a parlare di CDE per la gestione di un edificio costruito. Per questo motivo a volte si utilizzano strumenti diversi per esigenze diverse oppure ci si affida a CDE più complicati da impostare ma che garantiscano una maggiore personalizzazione in funzione delle esigenze.
Come si diventa CDE Manager?
Il CDE Manager in Italia è una figura nuova. Non ce ne sono molti in giro e solo quest’anno sono state fatte le prime certificazioni. Ciò significa che i CDE manager di oggi probabilmente non hanno scelto di diventarlo chissà quanti anni fa seguendo un percorso prestabilito. Potrei sbagliarmi perché non ho mai fatto un sondaggio ma sono probabilmente persone che per motivi diversi hanno maturato esperienze trasversali in tutte o nella gran parte delle discipline che ho citato prima. Essendo poi difficile avere in un’azienda più persone con queste caratteristiche è diventato naturale per loro occuparsi di questo. Sicuramente il discorso è diverso in Inghilterra, dove erano già più avanti con le PAS, o negli Stati Uniti. In Italia invece credo che solo negli ultimi 2 anni si sia cominciato a fare più chiarezza sull’effettivo ruolo e sulle responsabilità che il CDE Manager deve avere. Per diventare CDE Manager non è necessario essere un hacker o un super esperto informatico ma una certa competenza nel ramo aiuta sicuramente. Importante e fondamentale è avere un bagaglio di gestione aziendale dei processi e naturalmente conoscenza delle necessità delle aziende del settore delle costruzioni e delle società di progettazione. Se si è arrivati al BIM lavorando sul campo è meglio. Potrebbe non bastare un semplice corso di formazione o Master fatto post laurea come purtroppo vedo spesso accadere per profili come il BIM Manager.
La certificazione UNI 11337-7 può contribuire a dare una chiara definizione del ruolo di CDE Manager nel mercato?
La UNI 11337-7 nonostante alcune lacune è senza dubbio stata molto chiarificatrice sulla definizione dei ruoli ed è stato un passo avanti importante.
Come si aggiorna un CDE Manager?
Studiando la normativa al riguardo che è in fase di revisione e di modifica abbastanza costante. Cercando di interagire sempre con le altre figure in ambito BIM perché è un settore dove le esigenze stanno cambiando in funzione di una maggiore diffusione e di una diversa richiesta e consapevolezza (che aumenta ma in maniera ancora lenta)
Bisogna anche riuscire a tenere sott’occhio la velocità con la quale le diverse piattaforme che si propongono come ACDat si stanno sviluppando. Non c’è ancora una realtà che si è imposta sulle altre e le diverse software house stanno implementando gli strumenti raccogliendo le richieste più comuni fatte dagli studi professionali o dalle imprese o dai committenti. Quello del CDE è un settore in evoluzione e ancora acerbo ma che potrebbe subire una forte accelerata. Bisogna farsi trovare pronti e poi aggiornarsi costantemente prima di arrivare ad una certa stabilità.