Intervista a Patrizia Polenghi, CEAS Srl
CEAS Srl ha ottenuto la certificazione del sistema di gestione BIM in conformità alla PdR UNI 74:2019. Ce ne parla il Presidente del CdA, l'ing. Patrizia Polenghi. Presidente CDA, Direttore Strategia e Sviluppo, Direttore Tecnico, Responsabile della Divisione Progetti Integrati e del Sistema Qualità Aziendale ed in particolare dell’implementazione e sviluppo del BIM.
Come sta affrontando la vostra azienda la transizione digitale e quindi l’approccio al metodo BIM?
La transizione digitale si attua acquisendo gli strumenti necessari al cambiamento, formando le risorse necessarie, cambiando la cultura creando una visione comune, investendo capitale e rinunciando ad utili di periodo.
Detto così potrebbe sembrare semplice e di facile esecuzione. In realtà la transizione digitale – e il BIM in particolare – chiedono un cambio di paradigma totale, un riorientamento delle menti che si trovano a dover accettare e convivere con un cambiamento del sistema produttivo di base che non privilegia la “macchina” all’uomo, bensì si pone come obiettivo quello di farli coesistere traendo il meglio da entrambi.
In tal senso si deve parlare di BIM come di quarta Rivoluzione Industriale dove la conoscenza della mente e la precisione della macchina convivono, permettendo la realizzazione di progetti efficienti da un punto di vista economico – controllo dei costi – e contenutistico – rispetto dei vincoli di natura progettuale e di costruzione.
L’accettare il cambio di paradigma porta con sé un doveroso cambiamento culturale ed è per questo che va vista con una certa diffidenza la diffusione veloce e ad ampio raggio del BIM negli ultimi anni. Vero che con l’avvento del BIM passiamo da una visualizzazione bidimensionale ad una in 3D, ma altro mettiamo in gioco se parliamo di oggetti che si portano dietro contenuti informativi ed elementi parametrici, che vengono a loro volta condivisi su una piattaforma comune, garantendo l’interoperabilità di tutti gli stakeholder di riferimento.
Servono sperimentazione e apprendimento: elementi fondamentali perché si possa parlare di BIM, quello vero!
Tutela per l’azienda e garanzia di valore per il committente richiedono la riscrittura ex novo di tutte le procedure di sistema e questo, ovviamente, comporta un aumento dei costi almeno nella fase iniziale e un’ottimizzazione nel medio/lungo periodo.
Da qui il terzo asset del BIM: investire per poter sperimentare
In conclusione, la digitalizzazione la si affronta con grande cautela, gestione del cambiamento, disponibilità alla sperimentazione e condivisione sul fatto che sia necessario investire risorse economiche, quindi avere una solidità alla base.
Quale impatto avrà sulla filiera l’adozione del BIM da parte vostra?
L’adozione del BIM aggiunge valore alla società e alla committenza perché permette di condurre i progetti controllando in ogni momento ciò che si fa. L’applicazione di un nuovo approccio metodologico alla filiera delle costruzioni aumenta la qualità dei prodotti. Quando gli errori si palesano, gli “alert” sono immediati e viene meno il concetto “errare è umano”.
Con il BIM è come se noi avessimo a disposizione due edifici – uno reale e uno virtuale – per cui eventuali problemi si contestualizzano e – sulla modalità virtuale – eventuali soluzioni si possono anticipare e simulare.
In tal senso l’investimento necessario per la sua adozione si giustifica con la certezza di poter avere una gestione più intelligente dell’edificio, agile e veloce, in termini di minimo costo e massima redditività.
Quali sono i motivi che vi hanno portato a certificare il vostro sistema di gestione BIM?
Ci siamo certificati nel rispetto di una forma e di un sistema che rispettiamo, ma il piano di sviluppo e miglioramento che sta interessando CEAS è frutto di una convinzione personale e di Governance che esula da obblighi e dettami di una certificazione.
Quali aspettative e quali vantaggi vi attendete?
Dalla certificazione ci aspetteremmo che l’analisi continua del contesto in cui operiamo, la verifica delle nostre procedure, la necessità di mettere a sistema qualche cosa, ci porti a capire cosa funzione e cosa deve essere cambiato; qual è il parametro entro cui ci muoviamo e che dobbiamo magari modificare.
In sintesi, se sappiamo di dover rendicontare a qualcuno qualche aspetto della nostra gestione, ci mettiamo nella condizione di fare autocritica e analizzare ciò che funziona e ciò che deve essere modificato.
A questo servono gli Audit ed è dagli Audit che si traggono le principali fonti di miglioramento a fronte di non conformità o similari
Come funziona il vostro sistema di gestione BIM, quali professionalità e competenze prevede?
Il nostro sistema di gestione BIM è in grande transizione e prevede al momento tre azioni in corso:
a) Stiamo costituendo un BIM Office che affiancherà la catena produttiva e sarà di supporto alle commesse, mettendo a punto quegli algoritmi e quei sistemi sofisticati che nasceranno dalle esigenze di sviluppo delle commesse stesse. Il BIM Office farà da garante allo sviluppo e al miglioramento continuo, innovando hardware e software e mettendo poi a sistema i metodi sperimentali sviluppati.
b) Siamo consapevoli che siano necessarie competenze informatiche di un certo livello, motivo per cui abbiamo rafforzato il nostro IT management ed ampliato le nostre infrastrutture.
c) Riteniamo il BIM strategico e questo ci sta portando a pensare di inserire un BIM Manager nella struttura commerciale, perché – essendo il BIM un metodo – ci permetterà di definire l’approccio migliore per soddisfare le richieste/esigenze della committenza, rendendo la nostra offerta “creativa” in termini di proposta BIM, con una forte personalizzazione sul singolo committente.