Il valore autentico della filiera
La voce dei soci: Intervista a Roberto Callieri, Presidente AITEC
AITEC è uno dei soci storici di ICMQ con cui condivide la missione di costituire un punto di riferimento in Italia per far crescere la cultura della qualità nel settore delle costruzioni. Sin dalla fine degli anni 90 AITEC e ICMQ avevano elaborato le Linee Guida per il Sistema di Gestione Qualità per la produzione del cemento, costituendo di fatto il primo esempio di Factory Production Control che sarebbe poi divenuto attuale con l’implementazione della marcatura CE.
Come vede oggi ICMQ nel ruolo di portatore di innovazione nel settore delle costruzioni?
L’aspetto della certificazione nel nostro settore è da sempre fondamentale per garantire trasparenza e affidabilità. La collaborazione con gli organismi di certificazione assume quindi un ruolo strategico perché consente di costruire insieme percorsi efficaci che vanno anche al di là del regime obbligatorio.
ICMQ in più occasioni si è mostrato lungimirante e ha sposato le proposte del settore, contribuendo con le proprie competenze al buon esito di progetti anche molto ambiziosi e innovativi. La certificazione CSC (Concrete Sustainability Council) ne è l’esempio più recente. In questo caso ICMQ ha messo a disposizione la propria esperienza, supportando la filiera nella delicata fase di partenza dello schema.
L’adozione di modelli di sostenibilità è diventato ormai un elemento imprescindibile per le industrie che vogliono competere sul mercato. In Europa con l’European Green Deal è stata tracciata la rotta per i prossimi anni. Il settore del cemento, a livello mondiale, è stato uno dei primi a voler caratterizzare la filiera di produzione del calcestruzzo secondo criteri di sostenibilità con l’iniziativa del Concrete Sustainability Council, di cui ICMQ ha fatto parte sin dall’inizio.
Ci vuole illustrare brevemente il progetto e i suoi vantaggi per la collettività?
Concrete Sustainability Council (CSC) è un’iniziativa voluta dal settore del cemento a livello mondiale per valorizzare il contributo dell’intera filiera alla sostenibilità, intesa nel senso più ampio del termine.
Con lo schema di certificazione omonimo, il CSC ha voluto fornire agli stakeholder uno strumento trasparente per valutare gli aspetti di sostenibilità e innovazione che contraddistinguono il settore.
La certificazione CSC è stata portata in Italia da Federbeton che, insieme ad Aitec e alle altre Associazioni federate, ha riconosciuto in questo schema diverse opportunità per le imprese e per l’intera filiera.
La certificazione CSC, infatti, mette in luce gli aspetti più virtuosi di un’industria fortemente impegnata sul fronte della sostenibilità. Questo consente di mostrare il valore autentico della filiera e contribuisce ad abbattere quei preconcetti che accompagnano ancora l’immagine del settore. L’altro effetto positivo è quello di aumentare la consapevolezza degli stessi operatori circa il proprio ruolo nello sviluppo sostenibile, stimolando così il miglioramento continuo.
A livello nazionale si è ritenuto opportuno adattare lo schema per renderlo coerente con le aspettative degli stakeholder. Sono stati approfonditi, infatti, quegli aspetti che il mercato e la stessa normativa italiana riconoscono come strategici per misurare la sostenibilità. Legalità, tracciabilità, coinvolgimento dei dipendenti nelle politiche aziendali sono alcuni dei temi sui quali si è posto l'accento.
In questo processo di adattamento nazionale è stato fondamentale il contributo di tutti gli attori coinvolti. Le imprese, prima di tutti, si sono impegnate in un percorso nuovo che ha richiesto l’implementazione di un sistema interno di coinvolgimento trasversale. Lo schema, infatti, tocca tutti gli aspetti dell’organizzazione, dalla gestione del personale alla produzione vera e propria. Per supportare le proprie imprese in questa iniziativa, Federbeton ha attivato una stretta collaborazione con gli organismi di certificazione attivi in Italia per questo schema, fra i quali la stessa ICMQ. La stretta collaborazione e il dialogo con CSC hanno consentito di mettere a punto lo schema attuale che risponde agli obiettivi prefissati, seppur nella previsione di miglioramenti ulteriori per assecondare l’evoluzione normativa.
Una propensione inevitabile alla sostenibilità comporta non soltanto una strategia rispetto al prodotto, ma anche in una prospettiva e dimensione più ampia che attiene all’opera edile nel suo complesso, sia essa un edificio o un’infrastruttura. Spesso infatti si fanno confronti tra i diversi prodotti in una logica green con un approccio in cui viene a mancare la capacità di inserire i singoli prodotti in una visione di insieme, con il risultato di perdere una serie di elementi importanti per valutare l’impatto rispetto al territorio e ai fruitori finali.
Qual è la sua valutazione su questo aspetto e come ritiene si possa agire per favorire una consapevolezza degli stakeholder e delle committenze?
La sostenibilità è oggi un parametro imprescindibile per la valutazione di qualsiasi attività, ma l’efficacia del risultato dipende fortemente dall’approccio. Siamo di fronte a un concetto articolato, che investe tutti gli aspetti della realtà in cui viviamo e che ha ricadute temporali ampie. L’approccio corretto non può che essere quello globale. Per le costruzioni questo significa misurare gli impatti della struttura nel suo complesso, lungo tutto il ciclo di vita. Solo così si ha la garanzia di aver considerato tutti gli aspetti rilevanti. Per fare un esempio che ci riguarda direttamente: la durabilità è fondamentale ai fini della sostenibilità delle costruzioni perché, fra l’altro, limita il consumo di risorse naturali e riduce gli impatti legati alla manutenzione e alla ricostruzione. Solo un approccio che considera tutte le fasi temporali di un’opera, compresa la manutenzione e il fine vita, è in grado di misurarne il contributo.
Un confronto limitato ai materiali è quindi riduttivo, anzi rischia di essere fuorviante. Il materiale è una parte, seppur essenziale, di un sistema articolato e come tale deve essere considerato in un approccio complessivo.
Il settore, oltre a promuovere questo concetto in tutte le sedi idonee, ha intrapreso diverse iniziative volte a contribuire alla valutazione efficace della sostenibilità delle costruzioni in maniera globale
La stessa certificazione CSC e il progetto EPD, intrapreso dall’Aitec per identificare e quantificare gli impatti ambientali della “Produzione di cemento grigio in Italia”, sono un esempio di strumenti che forniscono informazioni utili alla realizzazione di studi LCA (Life Cycle Assessment) o LCCA (Life Cycle Cost Analysis).
Per implementare la sostenibilità non si può prescindere dalla digitalizzazione. Essa non è solo di competenza delle fasi di progettazione e realizzazione delle opere, ma è diventata ormai un elemento che arriva a coinvolgere il prodotto. Infatti, quando si effettua il Lyfe Cycle Assessement (LCA) dell’opera per valutarne gli impatti ambientali per tutto il ciclo di vita, occorre avere anche i dati ambientali relativi ai prodotti; ed essi devono essere machine readable perché è impensabile un inserimento manuale. Anche su questo fronte ICMQ con il Program Operator EPDItaly ha investito ed è uno dei pochi ad offrire questo servizio ai propri clienti.
Quanto il mondo della produzione è attento a questi aspetti e come vede, a suo parere, l’evolversi nel medio termine?
La digitalizzazione è, per il settore delle costruzioni un passaggio epocale. Si tratta di un percorso non ancora concluso che consentirà di colmare il gap con altri settori che hanno colto prima di noi questa occasione.
I produttori di materiali sono fra i protagonisti di questa “rivoluzione”, impegnati sia a livello di singole aziende che di settore.
Per il cemento, così come per il calcestruzzo, la digitalizzazione significa prima di tutto scambio efficace delle informazioni, garanzia di tracciabilità, certezza delle caratteristiche richieste, a tutto vantaggio della sicurezza delle opere.
Digitalizzazione, per il nostro settore, si traduce anche nel poter mostrare agli utilizzatori tutte le possibilità che il materiale offre, anche al di là delle caratteristiche più note che lo hanno reso indispensabile per la vita quotidiana e per lo sviluppo. Un processo digitale consente di sintetizzare e veicolare tutte le caratteristiche nello stesso momento, dando ai diversi aspetti la medesima visibilità. Questo è un vantaggio per i dati ambientali ma anche per quelli relativi all’innovazione, ovvero alle potenzialità che l'industria ha saputo sviluppare guardando al futuro.
Il settore è da tempo impegnato su questo fronte anche a livello associativo, partecipando attivamente allo sviluppo di una normativa tecnica di riferimento e collaborando con altre realtà per la realizzazione di piattaforme digitali condivise.