Un nuovo approccio per il rapporto societario di sostenibilità
Lo scorso 28 novembre il Consiglio Europeo ha approvato la nuova direttiva sulla comunicazione societaria, meglio nota come Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). È la revisione, iniziata nel 2018, della precedente direttiva sul report non finanziario del 2014 (NFRD).
La CSRD è una delle pietre angolari del Green Deal europeo e dell’agenda per la finanza sostenibile e fa parte di una più ampia politica dell’UE volta a impegnare le imprese a mitigare i rischi, attuali o potenziali, di eventi legati alle questioni di sostenibilità (sociali, ambientali, di governance, di etica di business) che possono causare impatti avversi sui propri Stakeholders (Investitori, banche, clienti, amministrazioni pubbliche, consumatori, ecc.). Questa nuova direttiva allarga la platea delle aziende interessate, includendo le imprese con più di 250 dipendenti (a partire dal 2026 sull'esercizio del 2025), per poi estenderla anche ad aziende più piccole nell’anno successivo.
Vi sono poi almeno altri due punti fondamentali di novità relativi all’approccio con il quale si guarda alla sostenibilità. In primis, la CSRD introduce l’obbligo di fornire informazioni in accordo al principio della “doppia materialità”. Ovvero, oltre a gestire le informazioni necessarie a comprendere l’impatto dell’impresa sulle questioni di sostenibilità nei confronti degli stakeholder, è necessario anche gestire i dati volti a comprendere il modo in cui le questioni di sostenibilità influiscono sull’andamento dell’Organizzazione, sui suoi risultati e rispetto ai fattori esterni che impattano sull’impresa. Ciò significa che, oltre a pormi la domanda di come le mie attività incidano sul cambiamento climatico, devo anche analizzare come quest’ultimo impatti sulle attività della mia azienda. È sicuramente un approccio più complesso, ma anche più realistico, se vogliamo veramente comprendere la solidità di una realtà aziendale, al di là della semplice analisi dell’andamento economico. Gli investitori non si accontentano più di una presa d’atto dei fatti avvenuti pretendendo un approccio di “risk management”, di analisi del rischio. E qui si innesta il secondo fattore di novità importante: la rendicontazione di sostenibilità deve contenere informazioni retrospettive e predittive (forward looking, guardando avanti) su tutti gli aspetti e i rischi relativi alla governance, ai fattori ambientali, sociali e rispetto ai diritti umani. Non è più sufficiente descrivere quanto accaduto, guardando nello specchietto retrovisore, bensì si pretende che si valutino i rischi potenziali dei futuri impatti avversi relativamente ai temi ESG.
Tutte queste analisi e dichiarazioni devono naturalmente essere veritiere e verificate da una terza parte indipendente. La CSRD introduce anche la possibilità che l’attestazione sulla conformità della dichiarazione di sostenibilità possa essere rilasciata dagli organismi di valutazione accreditati, per esempio nel nostro Paese da Accredia. Il legislatore europeo ritiene che oltre alla competenza, l’indipendenza e l’imparzialità di giudizio siano elementi valoriali importantissimi per la credibilità del sistema.
Ora spetta al legislatore italiano confermare questa identità di veduta recependo la direttiva a livello nazionale.