Il recupero delle terre e rocce da scavo al centro di un gruppo di lavoro di AIS
Nella realizzazione di opere infrastrutturali, quali ad esempio quelle di mobilità come strade e ferrovie, così come in opere di bonifica o nella sistemazione delle reti di servizi, si generano significativi volumi di terre e rocce che possono essere riutilizzate nei processi industriali, ad esempio per la produzione di aggregati per calcestruzzo e di laterizi. Egualmente cresce l’attenzione per un loro recupero finalizzato al ripristino ambientale, come nel caso delle cave dismesse, ma non solo.
Si tratta di un aspetto da tempo all’attenzione della filiera delle infrastrutture e che si inserisce perfettamente nell’ambito degli obiettivi di favorire processi di sostenibilità. E’ con questa consapevolezza che AIS, l’Associazione italiana per la sostenibilità delle infrastrutture ha costituito un gruppo di lavoro specifico, registrando una ampia adesione da parte di diverse categorie di soci, non solo le principali stazioni appaltanti come ASPI/Tecne o le società del gruppo FS, da RFI a Italferr ad Anas, ma anche di società di ingegneria, delle maggiori imprese di costruzioni aderenti e delle aziende fruitrici dei materiali di scavo, ad iniziare dal settore del calcestruzzo.
Il gruppo di lavoro è stato proposto da ICMQ con l’obiettivo di mettere a frutto alcuni percorsi ed esperienze già avviate autonomamente con la partecipazione tra l’altro di alcune società oggi socie di AIS, come nel caso di RFI. Il tavolo è stato attivato con l’obiettivo di arrivare alla redazione di un Position Paper ampiamente condiviso utile a favorire un loro migliore e più ampio utilizzo mettendo a disposizione del mercato e del legislatore informazioni e analisi in grado di definire con chiarezza le condizioni e i requisiti necessari al riciclo e al riutilizzo dei materiali di scavo in processi produttivi o destinati a opere di ripristino ambientale. Ciò nella convinzione che il reimpiego del materiale escavato costituisce un processo virtuoso verso il raggiungimento di specifici obiettivi di sostenibilità presenti nell’attuale quadro normativo ad iniziare dal Regolamento 852/2020.
L’ampia e articolata partecipazione di aziende della filiera, ciascuno con il proprio punto di vista e le proprie competenze consente di arrivare a un documento in cui riconoscersi e fondato su esperienze concrete in cui, attraverso un confronto sulle opportunità offerte da un efficace, trasparente e garantito percorso di identificazione delle caratteristiche dei materiali, possa fornire a tutti gli operatori criteri oggettivi e trasparenti contribuendo al superamento delle attuali criticità e diffidenze, favorendone un uso maggiore soprattutto nei processi industriali.
Il materiale provenienti dagli scavi, infatti, per poter essere utilizzato nei processi industriali, deve possedere specifiche caratteristiche. In particolare, un elemento che può essere importante per l’accettazione del materiale da parte dei produttori di materiali consiste nella garanzia che le terre fornite siano conformi ai requisiti specificati. Da qui l’importanza del ruolo svolto da un organismo di terza parte indipendente nel fornire questo tipo di garanzia attraverso un processo di certificazione delle terre provenienti dagli scavi.
Si tratta di un obiettivo prioritario all’interno di una riflessione più ampia in grado di fare emergere esperienze e resistenze, ma anche best pratiche, sia italiane che internazionali, utili a sviluppare una sempre maggiore integrazione tra l’ambito della costruzione delle infrastrutture, come fornitore di materiali, e processi innovativi industriali sempre più sostenibili. Con l’effetto di sostenere un vero e proprio ciclo virtuoso.
Da qui la possibilità che attraverso questa condivisione e i contributi dei diversi partecipanti al gruppo di lavoro AIS si arrivi a mettere a punto una procedura ad hoc che, attraverso opportuni monitoraggi e prove di laboratorio, garantisca entrambe le Parti che il materiale è conforme ai requisiti specificati. Oltre a garantire l’impresa ricevente della bontà del materiale in ingresso. Dal lato dei produttori, inoltre, l’utilizzo delle terre da scavo può concorrere al raggiungimento degli obiettivi di utilizzo di materiale riciclato/recuperato/sottoprodotto, ai fini della conformità ai CAM (Criteri Ambientali Minimi) Edilizia o Strade (di prossima pubblicazione).
Egualmente dal gruppo di lavoro si intende fare emergere indicazioni e proposte per un più efficace utilizzo sul piano del ripristino ambientale, contribuendo a superare le difficoltà riscontrate dalle amministrazioni locali ad iniziare dai Comuni nel valutare un progetto di recupero ambientale e nel seguirne i lavori per garantire la rispondenza a quanto stabilito. L’ipotesi di lavoro prevede la possibilità di arrivare a redigere delle linee guida in questa direzione. Così come va verificata la possibilità per i progetti di rispristino paesaggistico con il materiale di scavo fornito, prevedere una verifica progettuale e il successivo monitoraggio del cantiere per il controllo dei lavori in corso d’opera da parte di un organismo indipendente di terza parte. Come si vede si tratta di un’iniziativa quanto mai opportunità e che si colloca coerentemente con l’azione svolta da ICMQ all’interno dell’associazione per allargare il mercato delle certificazioni in linea con obiettivi più generali e con una crescita di processi virtuosi di sostenibilità.